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Inibitori delle proteine anti-apoptotiche della famiglia Bcl-2 sensibilizzano modelli di tumore umano alla terapia con farmaci antineoplastici

Un team di ricerca della Sapienza coordinato dalla Prof.ssa Maria Pia Felli ha contribuito a determinare, in modelli sperimentali, l’efficacia terapeutica di IS21, un composto recentemente identificato nell'ambito di una collaborazione col Prof. Rino Ragno della Sapienza, e del Venetoclax, un farmaco attualmente in uso nella pratica clinica per il trattamento di alcuni tumori ematologici. Lo studio è stato condotto in collaborazione con il team di ricerca della dottoressa Donatella Del Bufalo dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e della dottoressa Giovanna Damia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. I dati preclinici ottenuti indicano che
IS21, Venetoclax ed altri inibitori delle proteine anti-apoptotiche della famiglia di Bcl-2, contrastano la crescita di cellule di leucemia linfoblastica acuta (LLA) di tipo T, di tumori ovarici e di melanoma, ed esercitano un importante effetto di potenziamento in combinazione con le terapie antiblastiche in uso in tumori ematologici e solidi.
La LLA di tipo T, leucemia molto aggressiva ed a rapida evoluzione ed i tumori ovarici ed il melanoma sono neoplasie altamente aggressive, se rilevate nelle fasi avanzate, risultano spesso poco responsive alle terapie farmacologiche e con prognosi sfavorevole, pertanto necessitano di nuove cure efficaci.
In questo ambito di ricerca, il gruppo coordinato dalla Prof. Felli del Dipartimento di Medicina Sperimentale della Sapienza ha collaborato con il gruppo di ricerca della dottoressa Del Bufalo dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma e della dottoressa Damia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano individuando l’efficacia di inibitori delle proteine anti-apoptotiche, nel sensibilizzare cellule umane di LLA di tipo T e modelli preclinici di carcinoma ovarico e di melanoma alla terapia con agenti antitumorali suggerendo l’uso in combinazione. Lo studio, coordinato dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma è stato condotto su un ampio pannello di modelli preclinici. I risultati della ricerca sono stati pubblicati in un recentissimo numero della rivista scientifica Cell Death & Disease del gruppo Nature.
I dati riportati in questo nuovo studio suggeriscono l’uso di inibitori delle proteine anti-apoptotiche nel potenziare la morte delle cellule tumorali, che, come nella LLA-T, esprimono elevati livelli della proteina Bcl-2. La combinazione con noti agenti antineoplastici potrebbe rappresentare una nuova strategia terapeutica anche contro le forme meno responsive e resistenti alle terapie e che vanno incontro a progressione della malattia. Questa scoperta - aggiunge la Prof.ssa Felli – è stata condotta con passione ed entusiasmo per la ricerca scientifica ed è il frutto di una viva collaborazione fra i gruppi di ricerca che hanno partecipato.